Didone abbandonata

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Luogo: Firenze
Anno: 2017
Musica: Leonardo Vinci
Libretto: Pietro Metastasio
Direttore: Carlo Ipata
Regia: Deda Cristina Colonna
Scene: Gabriele Vanzini
Costumi: Monica Iacuzzo

Una messa in scena di grande eleganza e semplicità, basata su pochissimi elementi d’arredo, e soprattutto sulle luci di Vincenzo Raponi

…assumono ovviamente un valore fondamentale le luci sempre efficaci di Vincenzo Raponi

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Ha riscosso un grande, forse inaspettato successo di pubblico questa prima rappresentazione in epoca moderna della “Didone abbandonata” di Leonardo Vinci. Una messa in scena di grande eleganza e semplicità, basata su pochissimi elementi d’arredo, e soprattutto sulle luci di Vincenzo Raponi e sulle ombre della Compagnia Altretracce, la bellezza della cornice, una sala di teatro all’italiana dal sapore antico. La messa in scena, di notevole bellezza visiva, opera di Gabriele Vanzini, è costituita da due elementi, uno statico: una gradinata ornata da una sfinge, a suggerire una realtà materiale, il palazzo di Didone, il suo regno africano, e uno dinamico: una struttura costituita da ‘tubi Innocenti’, via via modificata, svelata o racchiusa da teli, entro i quali si suggeriscono, per mezzo di azioni coreografiche e proiezioni, stati d’animo, turbamenti amorosi, inquietudini. Altre ombre, di gusto cinematografico, vengono proiettate sul fondale e suggeriscono in modo molto concreto, ma insieme fiabesco, evocativo, uno spazio oltre la scena. In una tale concezione assumono ovviamente un valore fondamentale le luci sempre efficaci di Vincenzo Raponi. Trovo molto interessanti i costumi di Monica Iacuzzo capaci di fondere antichità e gusto settecentesco, con grande cura per i particolari, i tessuti preziosi, le acconciature. La regia di Deda Cristina Colonna, alle prese con una vicenda costituita in minima parte da fatti, eventi drammatici, e nella quasi totalità da sentimenti e affetti, si dedica a questi ultimi, curando, mediante le sfumature gestuali, la caratterizzazione psicologica, e ci riesce

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Che mettere in scena quest’opera, per di più con pochi mezzi, non fosse facile era ben chiaro. Eppure la regista Deda Cristina Colonna, che ha un passato di frequentazione con il teatro musicale barocco più che consolidato, anche come coreografa, riesce brillantemente nell’impresa coadiuvata da Gabriele Vanzini per le scene, da Monica Iacuzzo per i costumi e da Vincenzo Raponi per le luci. Si affida anche alla Compagnia Altretracce di teatro d’ombre e, attraverso silhouettes di templi, imbarcazioni, giardini e immagini di eroi, evoca il mito e le bellezze di Cartagine e della sua fascinosa Regina con raffinatezza figurativa, ma anche con dinamismo nella recitazione dei personaggi, che colmano con sapienza una scena spoglia, arredata solamente con due scalinate munite di praticabili, dove troneggia una sfinge alata, e scheletriche impalcature attorno alle quali, con un gioco di tendaggi, la regista costruisce scena dopo scena l’opera senza generare mai noia, ottenendo dai cantanti una recitazione di plastica eleganza e fluida scorrevolezza. Alla fine delle poco più di tre ore di spettacolo, gli applausi scattano generosi per tutti.

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La messinscena è a basso costo, ma con soluzioni efficaci: la regista Deda Cristina Colonna, validamente supportata da Gabriele Vanzini (scene), Monica Iacuzzo (costumi) e Vincenzo Raponi (luci), ha saputo creare un insieme spesso suggestivo, aiutandosi abbondantemente con proiezioni e giochi di luci.

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Regia interessante basata sui contrasti di luce, pochi sono gli elementi ma ben giocati. Un indiscusso successo, lunghissimi applausi per un teatro adatto all’opera barocca tutto esaurito.

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In questa produzione i tre atti della versione metastasiana, sono divisi in due parti, con un breve intervallo per una durata di poco più di tre ore. La regia (Deda Cristina Colonna), le scene (Gabriele Vanzini) ed i costumi (Monica Iacuzzo) sono semplici ed austeri. Efficaci i giochi di luce di Vincenzo Raponi e le ombre cinesi o silhouette della Compagnia Altretracce; con pochi tratti e chiaroscuri mostrano vari ambienti del palazzo di Didone, la costruzione ed il successo incendio di Cartagine, le navi di Enea, le tempeste di mare. Un allestimento scenico a costi contenuti ma, anche grazie alla buona recitazione, piacevole a vedersi ed a seguirsi.

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La regia di Deda Cristina Colonna è caratterizzata da una scenografia “essenziale” e a tratti un po’ statica, ma nel complesso più che adeguata a rendere l’atmosfera del dramma: una città “in fieri” animata con straordinaria abilità dal gioco di ombre curato dalla Compagnia Altretracce e dalle luci di Vincenzo Raponi. Sicuramente d’effetto anche il movimento scenico dei personaggi e la loro gestualità. I costumi di Monica Iacuzzo sono una gradevole sintesi tra modernità e tradizione. Nel complesso dunque giudizio ampiamente positivo anche per regia e scenografia. Uno spettacolo davvero memorabile, che si spera ricollochi nella giusta posizione quello che si può definire un capolavoro ritrovato. E’ uno spettacolo davvero da non perdere.

totalita

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